martedì 28 maggio 2013

L'importante è spalare merda a prescindere sul M5S, di Andrea Scanzi

Metto in evidenza un post di Andrea Scanzi, giornalista del Fatto Quotidiano, preso dalla sua pagina facebook. Rispecchia abbastanza fedelmente l'idea che mi sono fatto dell'esito di queste Amministrative.

Ieri, a Piazzapulita, ho analizzato il risultato delle amministrative. Molti hanno applaudito, qualcuno si è arrabbiato (li capisco: se non fossi Andrea Scanzi, mi starei profondamente sulle palle). Ho più o meno (già) detto tutto. Ma certe cose è bene scriverle. 1) Le elezioni non le ha vinte nessuno, se non l'astensionismo, e le ha perse il M5S. Negare entrambe le cose è malafede (vedi alla voce "non indugiamo sull'astensionismo"), infantilismo tenero (vedi alla voce "ha vinto il PD") e mirror climbing (vedi alla voce "Noi del M5S non abbiamo perso"). 2) Il M5S era l'ultimo argine al disimpegno, all'astensionismo. Ora sembra saltato anche quel baluardo. E la disaffezione è totale. Se il Pd trova in ciò motivo di gioia, be', complimenti per l'ennesima perversione. 3) Ogni volta che vado in tivù e oso ricordare non solo i difetti (come ho sempre fatto) ma anche i pregi del M5S, arriva l'accusa - o dal Pd, o dal Clan dei CerchioBattisti Intellettualmente Eunuchi - di "servilismo", "Casaleggismo", "Emilio Fede di Grillo" (ma non era Travaglio? Diteci chi lo è davvero, altrimenti io e Marco ci litighiamo la qualifica). In Italia la stampa "libera" funziona così: "Puoi scrivere quello che vuoi, l'importante è che tu spali merda a prescindere sul M5S". Spiacenti, ragazzi. Non ci stavo sei anni fa, non ci sto adesso. Quella non è stampa libera: è stampa "noi siamo del Pd, un po' antiberlusconiani ma non troppo, equidistanti e sempre disponibili, l'importante è difendere lo status quo". Buona parte della stampa ha colpe imperdonabili: un mix mefitico di mancanza di talento, paraculismo, servilismo e tengofamiglismo. La categoria l'avete sputtanata voi. E se siete (a differenza di altri) senza pubblico, un motivo c'è. 4) Guai a prendere un Battista o un Polito qualsiasi come giustificazione per odiare tutti i giornalisti. Sarebbe come dire che la musica leggera fa tutta schifo perché c'è Povia (che è comunque più bravo di Battista e Polito). Il servizio della Giannini era altamente discutibile, ma attaccare la Gabanelli è stato uno dei tanti autogol di Grillo e soci. I detrattori non aspettavano altro per dire "Visto? Contestano perfino lei che un mese fa volevano Presidente della Repubblica". Tiratevela di meno, e argomentate di più. 5) Troppi "dirigenti" del M5S sembrano pescati a caso dal Dixan. Si va dal tizio folklorostico sciroccato alla boriosetta io-so-stocazzo (mi direte: "Anche tu sei così. Un supponente pazzesco". Sì. Certo. E vi ringrazio. Ma io ci gioco. E soprattutto non faccio politica). Da questa sconfitta, il M5S può ricavare insegnamenti preziosi, attuando poi una scrematura interna e un miglioramento della sua classe politica. Meglio non accettare prima un candidato che espellerlo poi (lo ha scritto stamani anche Travaglio, a cui vi rimando. Anche qui. Leggo da più parti: "Sei sempre più uguale a Travaglio, vergogna!". Tocca ripetersi: era come dire a Stevie Ray Vaughan che somigliava troppo a Hendrix. Che razza di insulto è? E via, su). 6) Quando leggo Repubblica e affini che "è la rivincita del Pd", capisco che il Pd non ha speranza. Il Pd ha vinto quando non poteva non vincere (è diventato un trionfo perfino non perdere a Pisa o Siena?), quando l'avversario era oltremodo logoro (Alemanno, Gentilini) e quando ha corso contro il Pd (Serracchiani, Marino). Se il Pd si autoerotizzerà pure qui, andrà incontro all'ennesimo coito interrotto della sua vita (fateci caso: il Pd sbaglia anche quando si masturba. Che è difficile. Ma loro, non si sa come, spesso ce la fanno). 7) Il crollo (innegabile e prevedibilissimo) del M5S ha reso felici tutti, perché il M5S mette in discussione tutto (anche il sistema di informazione). Questa cosa ha un nome preciso: si chiama "restaurazione". Tre mesi fa gli italiani hanno chiesto il cambiamento: la risposta della casta è stata l'arrocco. I Capezzone e i Letta. Un po' come (l'ho già detto ieri sera) se a 16 anni avessi cercato un disco rivoluzionario, tipo Alice in Chains o Nirvana, e mi avessero venduto un best of di Toto Cutugno. Come minimo, in quel negozio, non ci sarei tornato. Infatti gli italiani, al voto, non ci sono tornati. 8 ) Le amministrative non sono nazionali. Alle amministrative si vota la persona, e capisco benissimo chi per esempio a Roma abbia votato "contro Alemanno" come prima priorità. Oltretutto Marino è una brava persona, dotata e coraggiosa. Credo che lo avrei votato anch'io, come avrei votato al tempo Pisapia, Zedda e De Magistris. Le nazionali sono diverse e la persona conta molto di meno (e il "leader" molto di più). I sondaggi di ieri (che notoriamente non sono pro-Grillo) davano M5S sopra il 24% (in crescita rispetto a una settimana fa) e il Pd al 23, con il Pdl al 29. Mentre il Pd brinda per il trionfo (?) di Imola, il paese si riconsegna a Berlusconi e non si discosta più di tanto da Grillo: sveglia, (non) compagni, o da qui a un anno vi beccate un'altra tramvata. 9) Il post di oggi di Grillo (apparso molto giù durante il Tutti a casa tour) è anzitutto un'ammissione della sconfitta e degli errori commessi, ma - di nuovo - la sintesi dei soliti soloni è "Grillo accusa gli elettori di Pd e Pdl di sfasciare il paese". La disonestà intellettuale non pare mai andare fuori moda. 10) Leggere il risultato delle amministrative come un plauso degli italiani (quei due o tre che hanno votato) al governo delle larghe intese, come molti "colleghi" dicono e scrivono, è come sostenere che il cinema italiano gode di ottima salute perché Massimo Boldi si è comprato un altro yacht.

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